Empowerment Enterprises
Training and coaching to surf the success

Andrea Bianchi in edicola



Le stanze del potere

Andrea Bianchi - Febbraio 2015 - L'Impresa del Sole24ore

Il nostro tessuto aziendale, fatto sostanzialmente di imprese familiari, si crogiola ancora troppo spesso in board costituiti da gregari, più che da un mix equilibrato tra diversi profili e competenze.
Una miopia che mostra sempre più i suoi limiti.

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La barca secondo i cinesi

Andrea Bianchi - Novembre 2014 - L'Impresa del Sole24ore

Chi acquista oggi al Salone nautico non vuole una barca da diporto, ma una sfarzosa villa galleggiante, con cui sfoggiare la sua potenza economica.

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Competere con armi spuntate

Andrea Bianchi - Settembre 2014 - L'Impresa del Sole24ore

Innovazione significa gestire con efficacia almeno due fattori: il talento e la propensione al rischio.
Leve che spesso le Pmi italiane non sanno ancora usare

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"La Donna ovvero l'altra parte del cielo" di Andrea Bianchi

Credo che nessuna altra definizione della donna, e Dio sa quante ne sono state date nella Storia, sia così fortemente sintetica ed efficace oltre che letterariamente purissima ed elegante.
Da essa emergono due immagini che sono solo apparentemente contraddittorie, come spesso può accadere che sembri contraddittoria la figura femminile stessa.
La prima, ovvero "l'altra faccia", sembra voler rappresentare una diversità o addirittura un opposto rispetto ad un che di riconosciuto, di accettato, di istituzionale.
L'altra faccia di una moneta o della luna, l'altro lato di qualcosa, che esiste, che vale, ma che sembra doversi ridurre, proprio perchè "altra", ad un mero presupposto o alternativa ad un lato primario e quindi superiore. La parola "altro" rappresenta infatti una diversità e molto spesso una subordinazione.
Ma poi c'è la seconda immagine nella frase di Mao Tse Thung: "del cielo". Ed allora ci diventa evidente come il cielo sia invece qualcosa di indivisibile e che non può avere altre facce; una superficie od un solido che non ha "altri" lati e su cui non si possono tirare delle righe divisorie.
Il Cielo è un unico, è un sistema in cui ogni suo elemento è presupposto e ragione dell'esistenza del sistema stesso.
Ed ecco quindi che emerge l'elemento femminile come altra faccia di quel cielo unico e senza facce che è il nostro Essere.
La Donna che nella sfera del personale, del sociale e del lavoro ha il diritto-dovere di essere l'altra faccia di questo unico cielo che è la nostra Società.
Una contraddizione? No, assolutamente; anzi una coerenza di modalità unita alla capacità di ricoprire tutti quei ruoli così diversificati a cui ormai da tempo è chiamata.
Essere donna, essere leader, dove "l'altra faccia" è lo stile, l'abilità, ed il "il cielo" i rapporti con gli altri, siano essi familiari o professionali, rapporti a cui la donna deve attendere senza tradire se stessa.



"Parlare in pubblico" di Andrea Bianchi

"La storia ha riabilitato nel corso del tempo artisti,scienziati,pensatori incompresi nella loro epoca... La storia non ha mai riabilitato chi non ha comunicato efficacemente..."

Nell'era della comunicazione, più gradini facciamo sulla scala del successo, più siamo conosciuti e riconosciuti, sia in ambito lavorativo sia al di fuori di esso, più frequentemente si impone quello che si può definire un "diritto-dovere". Il "diritto- dovere"di parlare e, di conseguenza, il "diritto-dovere" di saper parlare.
Un arte antichissima e potente l'oratoria, un tempo posseduta da pochi, ma che oggi è necessaria a tutti coloro, e sono tantissimi, che per la loro leadership o anche semplicemente per motivi di visibilità, comunicano direttamente o tramite media con un pubblico.
A parte coloro che della parola fanno una professione, come politici e avvocati che dovrebbero, e sottolineo dovrebbero, padroneggiare questo strumento, esiste una vastissima popolazione che deve saper comunicare, motivare, ispirare gli altri per vendere un progetto, un'idea, un prodotto e soprattutto se stesso e la propria credibilità per ispirare fiducia e per creare consenso; si va dai manager di qualsiasi livello sino agli sportivi passando magari per gli ecclesiastici o per i venditori. Ma quante di queste persone di successo o addirittura di potere, raggiunti riconoscimenti e visibilità grazie alle proprie abilità tecniche e professionali e alla determinazione ai risultati, non si sente in difficoltà nell'affrontare un uditorio che potrebbe essere anche inizialmente ostile? A quante persone non trema la voce o non sente,come si dice, le farfalle nello stomaco affrontando un pubblico sconosciuto ? E soprattutto quante persone hanno la dote innata di saper parlare ad un audience in maniera efficace ed entusiasmante? Poche e anche quelle poche, coscienti che ogni abilità è sempre migliorabile, per affinare ancora di più le loro capacità, ricorrono sempre più spesso ai professionisti della formazione.
È noto che anche personaggi come Lee Jacocca e Walter Buffet hanno frequentato corsi di public speaking. La formazione su questo tema è valida per tutti a qualsiasi livello. Alla capacità di atteggiamenti mentali vincenti e profondi come l'acquisizione di una self-confidence naturale si abbina l'apprendimento di alcuni "segreti del mestiere" come ad esempio:
  - non dire tutto ciò che si sa ma sapere bene tutto ciò che si dice.
  - accetta positivamente i segnali adrenalinici di "positiva tensione": un pò di sudore, il battito cardiaco accelerato, un pò di tensione muscolare...sono i modi che utilizza il tuo inconscio per dirti: "sono pronto a parlare in pubblico..."
  - porta la tua attenzione al baricentro del corpo, posto indicativamente poco sotto l'ombelico: ciò ti aiuterà ad avere una postura composta, sicura, professionale
  - guarda tutto il tuo pubblico, non solo chi conosci, stimi o chi ti ispira sicurezza!
  - sorridi: in questo modo attivi aree del tuo cervello che governeranno l'andamento del tuo eloquio
  - sentiti onorato di parlare in pubblico
  - sentiti desideroso di comunicare ciò che sai
  - respira utilizzando il diaframma: fai in modo da impiegare delle pause nel discorso per respirare in modo profondo e rilassato, non superficiale e accelerato
  - evita di tenere oggetti nelle mani: ciò comunica che sei timoroso e che necessiti di scaricare la tensione su un oggetto
  - utilizza la tua mimica facciale, la tua gestualità spontanea: è importante il contenuto verbale del tuo discorso, ma ancora di più il modo in cui parli (tono, ritmo, volume) e ciò che comunica il tuo corpo con il suo movimento.
E quante altre cose ancora.... ma ciò che fa soprattutto la differenza nel corso di Empowerment enrerprises è il coaching one to one esercitato da un esperto professionista sulle numerosissime performance e che permette al partecipante di raggiungere livelli di abilità impensabili in brevissimo tempo.



"Dire NO al DI-STRESS" di Andrea Bianchi

Stress è oggi una delle parole che ricorrono più frequentemente nel nostro lessico quotidiano; parola usata, abusata, addirittura utilizzata qualche volta dai bambini nel loro scimmiottare il linguaggio degli adulti.
Ma vediamo quale è esattamente il significato di questa parola. Perchè definire lo Stress significa saperlo identificare e riconoscere quando si presenta, spessissimo in maniera inconscia per tutti noi, e di conseguenza saperlo affrontare con le più appropriate modalità, abilità e strategie.
Il Dr. Hans Selye, ritenuto il padre delle ricerche sullo Stress, lo definisce come "la risposta non specifica del nostro corpo ad ogni domanda che gli viene fatta". I fattori di stress sono infatti tutte quelle circostanze che ci troviamo ad affrontare e che scatenano una risposta del nostro corpo; circostanze che vanno dalla diagnosi di una malattia o da un cambio forzato di lavoro, sino a particolari situazioni di traffico stradale o ai problemi del nostro computer in ufficio.
Va anche detto che esistono diverse tipologie di stress L'Eustress è uno stato psico fisico che ci energizza e incrementa la nostra concentrazione e che, se controllato, aumenta la nostra produttività e creatività. Il Distress è invece una risposta del nostro corpo negativa che nasce quando riteniamo di non poter avere il controllo di certe situazioni e il nostro corpo di conseguenza rilascia reazioni chimiche che danno origine a incrementi del battito cardiaco e alterano il nostro equilibrio.
L'Hyperstress è uno status di stress perpetuo totalmente fuori controllo che porta effetti negativi nelle relazioni, nelle performance lavorative e alla salute.
Il comun denominatore di tutte le forme di stress e quindi la "parola magica" e l'arma per gestirle, è controllo, cioè la capacità di gestire se stessi e le proprie reazioni. Un buon approccio potrebbe essere quello di una famosa invocazione: Signore dammi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso e la saggezza per riconoscere la differenza tra le due - dr. Reinhold Niebuhr.
Come detto l'ambito lavorativo è spesso una delle cause principali di stress. Senza accorgerci lo stress può derivare semplicemente dalla difficoltà nel definire le priorità nel corso della giornata lavorativa, dal non risolvere le problematiche una volta e per sempre, dal non saper dire no quando, in effetti, non si ha la possibilità di affrontare un nuovo incarico in un determinato momento. Sono infatti queste e altre abitudini sbagliate a far diventare le nostre azioni di tutti i giorni, motivo di stress. Tuttavia si tratta di abitudini che possiamo imparare a riconoscere e a correggere. E per farlo si può partire dalle piccole cose.
Provate a pulire la scrivania da tutte le carte che non hanno a che fare con la questione che sta in cima alle priorità... la vostra giornata partirà nel modo giusto!



"Il Multitasking" di Andrea Bianchi

Negli Stati Uniti un libro di un esperto di formazione, Michael Mandelbaum, "The meaning of sport" ha destato molto interesse per il proposto parallelismo fra alcuni sport di squadrea e i tre grandi sistemi economico-sociali di questo ultimo secolo. Il baseball giocato fino a sera con i suoi lunghissimi tempi e pause incarna l'era agricola e contadina e le sue stagionalità. Il football americano con i suoi ruoli ultra definiti e iperspecializzati e il cui gioco è un assemblaggio dei medesimi, rappresenta la successiva era industriale, le fabbriche e le catene di montaggio. Oggi viviamo l'era della globalizzazione, della comunicazione, dei servizi integrati, della velocizzazione e della flessibilità dei processi; il basket sembra incarnare questo nostro attuale stile di vivere il mondo del lavoro. Uno sport dove tutti devono essere tanto flessibili da saper scambiare in continuazione il proprio ruolo giocando sia in attacco che in difesa; dove non c'è soluzione di continuità, dove bisogna continuamente sapersi prendere la responsabilità di andare al tiro e per di più in 30 secondi!
Uscendo dalla parafrasi sportiva e aggiungendo che la tecnologia cambia alla velocità della luce, che i carichi di lavoro sono quotidianamente in aumento, che ci vengono chiesti tempo e attenzione da molteplici fonti e che aumentare la produttività è la priorità quotidiana che ci viene richiesta, quali abilità dobbiamo mettere in campo per vincere la nostra partita quotidiana? L'unica scelta possibile è il multi-tasking, cioè il saper dedicare contemporaneamente l'attenzione a più attività o saper passare da un'attività all'altra mantendo alto il livello di concentrazione senza farci sopraffare dall'ansia e dallo stress.
Ma se questo è l'imperativo, se questo è il nostro "pane quotidiano", ci chiediamo mai se lo stiamo facendo e come lo stiamo facendo?
Qualche semplice e persino banale domanda:

  • Trovi troppo sfidante il fatto di riuscire a portare a termine i tuoi impegni rispettandone le scadenze?
  • Ti ritrovi a desiderare che la giornata duri più di 24 ore?
  • Ti sei portato il lavoro a casa più spesso di quanto avresti voluto?
  • Lavori sempre più frequentemente fino a tardi?
  • Hai la sensazione di venir schiacciato dal tuo carico di lavoro?
  • Sei stressato ed esausto a fine giornata?

Se hai risposto sì a più di una domanda, sei come la maggior parte dei professionisti; ti occupi contemporaneamente di più attività e trovi difficoltà a far sì che tutto funzioni bene.
Il corso di Multitasking di Empowerment Enterprises è frequentato da manager, assistenti di direzione e tutti quei professionisti che devono affrontare molteplici progetti e responsabilità e che, migliorando la propria produttivitè, vogliono aver successo e nello stesso tempo non sentire alla fine della giornata lavorativa il peso dello stress e della frustrazione per non essere riuscito a fare tutto ad un livello di eccellenza.
Immagina per esempio di essere in grado di gestire tutti o gran parte dei seguenti punti:

  • Fare un'analisi dell'utilizzo del tuo tempo per ridurre gli sprechi
  • Riconoscere e identificare le tue priorità
  • Implementare le tecniche per pianificare e coordinare i progetti
  • Sapersi organizzare e mantenere questa abilità nel tempo
  • Definire velocemente obiettivi realistici restando focalizzati e concentrati durante il passaggio da un compito all'altro
  • Saper usare la delega per mettere a punto un progetto, in modo da potersi focalizzare su altri progetti
  • Trasformare l'abitudine a procrastinare in pronta azione
  • Sapere come e quando dire di "no"
  • Affrontare i compiti complessi un passo alla volta
  • Gestire le interruzioni in maniera pronta e appropriata
  • Migliorare le tue capacità di comunicazione e di negoziazione
  • Capire quando è il caso di non fare più di un progetto per volta
  • Applicare la strategia della gestione del rischio su progetti simultanei
  • Saper gestire le situazioni stressanti
  • Eseguire più compiti in maniera intelligente, efficace e con successo



"I problemi non si risolvono con la logica che li ha creati" (A. Einstein)

In un articolo sul Corriere della Sera, del 26 maggio 2006, di Franco d'Egidio si legge: "Una volta la forza economica di un paese dipendeva dalla sua "industria pesante", con giganteschi stabilimenti e schiere di operai. Oggi la competitività si gioca, al contrario, sulle "industrie pensanti", aziende snelle e veloci, creative e innovative, in grado di produrre con costi contenuti..."
I prodotti si possono copiare. La tecnologia si acquista. Le idee si clonano. Le best practice si adottano. I fattori intangibili, al contrario, non si possono replicare: sono il patrimonio genetico che distingue un'azienda da tutte le altre.

L'evidenza della realtà che emerge da queste parole è sotto gli occhi di tutti, tanto da essere diventata quasi un luogo comune. Dalla nicchia dei dotti dibattiti, dalle pagine della letteratura o dalle labbra dei più riconosciuti leader di una nuova economia non più mondiale ma globale, questa verità è calata, come qualche volta succede alla neve, a quote più basse. E' una evidente realtà atterrata non solo sulle scrivanie dei manager più illuminati, ma addirittura scivolata nelle tasche di ciascun abitante del pianeta lavoro che viva con intelligenza la sfida che il Mercato quotidianamente ci propone e ci impone.
In qualsiasi settore, dall'industriale al finanziario, dall'informatico al terziario avanzato o meno, l'importanza del fattore Capitale Umano è oggi sotto gli occhi di tutti come elemento importante o, per i più attenti, addirittura decisivo per il successo di una qualsiasi attività lavorativa.
E senza distinzioni nè di settore, come detto, nè tanto meno di dimensione aziendale, applicandosi a qualsiasi realtà, da quella che coinvolge migliaia di lavoratori fino allo studio professionale o al piccolo esercizio commerciale.
Ed anche da un punto formale è avvenuta una piccola rivoluzione. Non solo per moda o per scimmiottamento del lessico anglosassone, sembrano infatti essere andate in pensione le classiche diciture che apparivano sulle targhe delle porte degli uffici e sui biglietti da visita come "Ufficio del Personale" o "Capo del Personale" sostituite ormai ovunque con quelle di "Ufficio Risorse Umane", "Responsabile Risorse Umane", "Gestione delle Risorse Umane".
E la stessa parola "Risorse" la dice lunga sullo spessore di questa voce nell'economia di un'azienda, allineandosi con le altre risorse come quelle finanziarie o tecnologiche ma distinguendosi da queste per il suo aspetto"qualitativo".
Ma tutto questo non basta, o perlomeno non è tutto.
C'è un fattore importantissimo in un processo di valorizzazione del capitale umano.
Spesso non è sufficiente dare giusta dignità a questa tipologia di investimento nella gerarchia degli altri investimenti ritenuti idonei e necessari per vivere correttamente ed avere successo nella competizione di mercato.
Oggi la parola magica infatti potrebbe essere la "priorità".
La citazione di A. Einstein "I problemi non si risolvono con la logica che li ha creati" rivelerebbe che nell'odierna competizione non basta rispondere colpo su colpo per adeguarsi e vincere di conseguenza le sfide. Se un'azienda ha una tecnologia che con i continui cambiamenti della richiesta di mercato o dell'offerta della concorrenza rischia di diventare obsoleta, non basta adeguare tale tecnologia sviluppando quella vecchia o comprandone una nuova. Se un'azienda non riesce a far fronte al potere commerciale della concorrenza, non basta assumere plotoni di professionisti per allargare la propria rete di vendita. I nostri investimenti correrebbero il rischio di essere molto meno efficaci o addirittura improduttivi se non saremo intervenuti a monte dirigendo la nostra attenzione all'investimento sul capitale umano in senso qualitativo, formandolo in maniera coerente con i risultati che si vogliono perseguire e le modalità attraverso le quali poter raggiungere i medesimi.
La formazione quindi potrebbe essere prioritaria anche in senso temporale rispetto agli altri interventi o investimenti e indipendente dalla strategia che si vuol adottare per il conseguimento dei risultati. Essere in grado di fare le cose "bene" diventa un prerequisito e la qualità un obbligo; le persone devono essere in grado di fare le cose "giuste", appropriate e coerenti con il contesto, la tipologia di organizzazione e le caratteristiche dei Clienti esterni ed interni dando al "comportamento" e quindi all'esercizio di una vera leadership, alla comunicazione efficace e all'entusiasmo il ruolo di un vero vantaggio competitivo.